Se dovessi spiegare ad un bimbo il significato di wormhole o
ponte di Einstein-Rosen, prenderei spunto dall’esempio del fisico teorico John
Archibald Wheeler che nel 1957, descrisse questa teoria inerente allo spazio-tempo,
usando l’immagine di un verme che dovendo muoversi tra due punti opposti di una mela,
impiegherebbe molto meno tempo a scavare un tunnel tra i due punti che muoversi in
superficie. Un pò quello che facciamo anche noi in auto quando entriamo in galleria.
Il wormhole praticamente è una galleria che unisce due galassie distanti anni luce tra
loro, altrimenti impossibili da raggiungere con i mezzi attualmente a nostra
disposizione. Se questa caratteristica dello spaziotempo esista o meno, a noi non
interessa. A noi interessa il mondo della fisica relativistica e dei sui modelli
matematici che oltre a influenzare una parte degli artisti del ‘900, uno su tutti
Pablo Picasso, pone spunti di riflessioni fondamentali per capire i linguaggi
artistici contemporanei. Lo sforzo che dobbiamo compiere è quello di analizzare ciò
che vediamo da punti di riferimento differenti.
Giovanni Bologna, tramite i frammenti di forme ricavati da esplosioni di colore che
giacciono sulla tela, si mette in contatto con il nostro mondo, esclamandoci la
complessità dell’universo in cui si trova e la varietà di mondi che esso ha visitato.
Inizialmente questa centrifuga cromatica può sembrare rumorosa, caotica, greve ma se
cambiamo i nostri punti di riferimento, uscendo dalla visione poltrona che ci fa
adorare solo ciò che e spettacolare, divertente, amabile e adrenalinico, ci rendiamo
conto che un nuovo linguaggio è possibile e possiamo lentamente codificarlo anche noi.
Il lavoro che va fatto non è immediato. Giovanni Bologna è un artista work in
progress. Non sono semplici i suoi lavori perché non sono semplici le sue giornate.
La sua prassi rispecchia quelle che sono le sue percezioni emotive e alle volte queste
possono apparire anche anomale, sopratutto per coloro che passano davanti ad una tela
con lo sguardo superbo e distratto. Solo compiendo lo sforzo di uscire dal bello in
senso edonistico ed osservando le opere da una dimensione alternativa, potremmo
ammirare pulsazioni di vita che ci trasportano direttamente al centro di ciò che
l’artista vive.
I mondi di Giovanni, nonostante la giovane età, fino ad adesso sono stati molteplici.
Giovanissimo se ne è andato via di casa diventando un imprenditore di successo nella
ristorazione dopodiché, molla tutto per inseguire la sua più grande passione.
Attualmente racconta il suo universo mettendo a nudo su tela, la sua forza/debolezza
emotiva. Il colore grida le sue rivendicazioni, le proprie angosce, i suoi malumori,
le sue passioni.
Molti individui, come scrive Lawrence J. Cohen psicologo e psicoterapeuta, hanno
difficoltà ad esprimere la propria emotività e dunque anche ad essere empatici con il
prossimo.Per Bologna questo è impossibile anzi, ci prega dal suo mondo di non dare un
senso a ciò che vediamo ma sentire per un’istante, l’aflato emotivo che muove la sua
mano, mentre stende il colore sulla tela. Non si limita a descrivere il percorso come
fosse il vermetto che sulla superficie della mela cerca, di arrivare all’altro capo
del frutto. Assolutamente no. L’artista scava un tunnel figurato che, direttamente dai
nostri occhi, porta all’interno del suo sé emotivo. Le sue difficoltà intrinseche sono
le sgocciolature blu cobalto della tela “Siccità”, i gialli ambra che appaiono
nell’opera intitolata “Cercare”, sono le sue speranze. Il suo linguaggio è cromatico
ma non dobbiamo credere che la forma sia assente dalla composizione perché essa esiste
ed affiora dalla tela. Come Leonardo insegnava è la macchia il primo atomo dal quale
prende vita la forma, così nelle opere di Bologna, questa nasce nel colore. L’autore
spezza di nuovo un’altro confine, mettendo a rischio ancora una volta, la percezione
mainstream della visione comune: l’orizzonte tra forma e colore che spesso resta netto
nelle composizioni pittoriche, viene annullato.
Le opere di Giovanni possono sembrare controverse e destabilizzanti, proprio perché il
suo momento angolare varia continuamente, ponendo l’artista a continui movimenti o
mutamenti per restare in equilibrio. Per tale motivo, il ritmo della composizione
artistica molte volte è sincopato e asimmetrico, cerca una stabilità forzata che
sfocia in un aumento della propria entropia. Nelle sue creazioni non si torna indietro
come credo nella sua vita stessa. “Una volta chiuso i rapporti con le persone, dal mio
punto di vista, questi restano chiusi per sempre”. In una chiacchierata davanti a un
caffè mi disse una frase del genere che mi colpì molto.
Per questo credo che che il suo modus operandi visto la giovane età, si evolverà in
qualcosa che andrà anche al di fuori dei limiti posti della tela e dalle
rappresentazione bidimensionali, o almeno me lo auspico, visto la complessità dei suoi
mondi, sperando che arrivino dalla sua più intima e lontana dimensione, nuovi messaggi
composti da linguaggi ancora da decodificare.
Francesco Funghi
2023
- Giovanni Bologna, Distanze - a cura di Vault art consulting - Sala Renato Birolli - Verona
- Ritrovarsi - Galleria Massela a cura di Licia Massella, Fiorenza Canestrari, Mara Balabio - Bussolengo (VR)
2022
- Mostra degli artisti Vincitori del Premio Artistico Giuliano Nozzoli - a cura di Nicola Nozzoli, Vault art consulting - Galleria d'arte Nozzoli, Empoli (FI).
- Mostra degli artisti Finalisti del Premio Artistico Giuliano Nozzoli a cura di Roberto Sottile, Nicola Nozzoli, Vault art consulting, Daniele Govi - Museo della Torre di San Vincenzo (LI).
- Aperto Arte, Verona.
2021
- Concorso Dantebus "pittura bazart" - Roma.
- Visioni d'arte, Dall'inferno al paradiso - Schio. (VI)